Il Carro dei Giovani
Il Mercatino
di Di Tata Emiliano
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GiovaniShop
il merchandising ufficiale del Carro dei Giovani.
La Storia
La corsa dei carri � legata al ritrovamento e alla traslazione del corpo di San Leo dal convento di S. Felice, alla chiesa di Santa Maria di San Martino in Pensilis.
San Leo, sacerdote e monaco benedettino, era molto venerato dai Sanmartinesi, che spesso si recavano in pellegrinaggio al convento di S. Felice, dove egli operava per rendergli onore. A causa di guerre, pestilenze e terremoti, che decimarono la popolazione, i pellegrinaggi cessarono.
La devozione a San Leo rimase comunque viva nel cuore dei Sanmartinesi e giunto il secolo XII, consolidatosi molto bene il dominio normanno nelle sue strutture, i pellegrinaggi ripresero: i Sanmartinesi (uomini, donne, bambini e vecchi) a piedi, a cavallo, su carri tirati da buoi, unico mezzo quest�ultimo di trasporto, cantando e pregando si dirigevano verso il luogo dove un tempo sorgeva il Monastero di S. Felice.
Al ritorno, fra i canti usuali nei pellegrinaggi, per quel desiderio della gara che � insito nell�uomo, di tanto in tanto si pungolavano i buoi e, fissando traguardi in localit� che si trovavano sulla strada, si accendevano gare di velocit� destinate ad affermarsi nel tempo e a sostituire, verso la fine del 1100 (sec. XII), gli stessi pellegrinaggi, che persero la loro importanza perch� il corpo del santo era stato portato a S. Martino.
La corsa organizzata segu� dal secolo XIII un percorso che portava dal bosco Ramitelli, propriamente da Pozzo Porcino, in paese.
Si scelse quella strada perch� si era impossibilitati a seguire l�altro percorso che porta a Casalpiano, dove sorgeva l�antico convento di San Felice, essendo le condizioni del terreno poco adatte ad una corsa di carri.
La corsa dei carri, continu� cos� attraverso i secoli dal 1200 al 1600; ma a riguardo non ci sono documenti.
I primi documenti scritti sulla corsa dei carri di San Martino risalgono agli inizi del 1700. Si parla di massari che il giorno 30 Aprile portavano a correre il proprio carro per commemorare il rinvenimento del corpo di San Leo, avvenuto il 2 Maggio.
La gara si svolgeva su un ampio percorso e si aggiudicava la vittoria il carro che per primo entrava nella �porta dell�abitato�, l�attuale Porta San Martino.
Il vincitore aveva diritto a portare sul �Carro Trionfale, ben adornato e parato nobilmente� il �Palio�, cio� il drappo della vittoria.
� facile pensare che dovevano prendere parte alla gara un numero considerevole di carri, proprio perch� venivano utilizzati i buoi da lavoro. La memoria locale ha iniziato a tramandare i nomi dei carri a partire dal 1800. Fra questi i pi� noti sono quelli di ricchi proprietari terrieri, che per lunghi periodi sono riusciti ad allestire propri carri di famiglia servendosi dei �gualani�, i dipendenti addetti all�allevamento degli animali. Fra questi il carro dei Bevilacqua, allestito a partire dal 1820 e successivamente quello dei Sassi, Tozzi, Mancinetti, Raimondo e Facciolla.
Con fasi alterne e per periodi pi� o meno lunghi sorgevano altri carri, detti dei �popolani�, che vedevano impegnate singole famiglie o gruppi di famiglie, riunite insieme per sostenere meglio l�impegno della gara.
In quell�epoca per coprire i 10 km e 700 mt. del percorso, dalla Bufalara al paese, venivano effettuati due cambi ed impiegati, per ogni carro, dieci buoi.
Se si pensa che fra il 1851 e il 1864 vennero allestiti ben dieci carri contemporaneamente, si pu� immaginare il grandioso spettacolo della corsa del passato che impegnava circa cento buoi, centinaia di cavalieri, coinvolgendo inevitabilmente in maniera diretta quasi tutto il paese.
Nel 1897 gareggi� per la prima volta il carro dei Giovani che ebbe per padre Giuseppe Belpulsi. Nel 1919 fu allestito il carro dei Giovanotti. I carri, nel dopoguerra non ebbero pi� l�appoggio dei proprietari e si inizi� in tal modo a trasformare l�antico carro, che si basava sull�apporto manuale dei componenti e quello finanziario di persone facoltose, in �club�, cos� che la tradizione oggi continua ad alimentarsi traendo vitalit� dal contributo umano e finanziario di tutti.